mercoledì 30 dicembre 2009

Mania da pulizia. Un "disturbo" che colpisce una donna su quattro

La rupofobia è classificata tra le fobie e nasconde altri problemi
Complici probabilmente le pubblicità che mostrano case lustre, linde e immacolate e propongono come indispensabili i prodotti per rendere anche la propria a loro immagine e somiglianza. Oppure quelle che insinuano nella mente che ci sono germi dappertutto da cui bisogna assolutamente difendersi… Fattostà che una donna su quattro – e a quanto pare anche qualche uomo – è affetta da una fobia detta "rupofobia", letteralmente la paura anormale, persistente ed eccessiva, dello sporco. Questo "disturbo" crea un circolo vizioso negativo per cui la persona si trova a vivere con il costante terrore di vivere nello sporco o a contatto con agenti potenzialmente insalubri e, per questo motivo, si lava di continuo le mani o pulisce l'ambiente in cui vive o lavora. Secondo una definizione psicosomatica del problema, la paura dello sporco esteriore è la manifestazione di una paura di quello che può essere considerato "sporco" interiore, ovvero il lato oscuro di ognuno di noi (o "lato ombra", come lo definirebbe Jung).I motivi possono essere diversi e vanno dalla sfera sessuale a quella dei rapporti interpersonali, ma anche al rapporto con se stessi. Ma può anche essere segno di un maniacale senso di perfezionismo o dalla sensazione di non essere all'altezza del proprio ruolo in casa. Insomma, se vi ritrovate a lavarvi troppo spesso le mani o a tenere sempre in mano la spugnetta per togliere quella macchiolina che fa irriverentemente bella mostra di sé, allora forse è il caso di fermarsi un attimo a pensare se tutto questo non sia eccessivo e, soprattutto, necessario. Come ricordato da uno studio scientifico di qualche giorno fa, l'eccessivo igiene sortisce l'effetto contrario, ovvero ci rende più vulnerabili alle malattie e alle infezioni.(Luigi Mondo & Stefania Del Principe)

domenica 27 dicembre 2009

Roberto Cota inaugura una nuova sede a Torino
Come prevenire il mal di schiena

B. DI CINTIO

Oggi pubblico un brano tratto dal libro “Un corpo leggero” di Monica Borio, insegnante di Shiatsu e di Yoga, che ho trovato molto chiaro e particolarmente semplice. Si tratta appunto di una descrizione molto semplice delle funzioni principali che questa parte tanto importante del nostro corpo espleta quotidianamente e che diamo molto spesso per scontato fino al momento in cui il dolore ci ricorda che esiste e che ha bisogno della nostra attenzione. A conclusione del brano ci sono anche alcuni semplici esercizi che l'autrice ci propone per migliorare il nostro rapporto con la nostra schiena dal titolo “Addio mal di schiena!” La colonna vertebraleII corpo che abbiamo ricevuto in dono è un'opera d'arte vera e propria, uno dei tanti capolavori che solo la Natura è in grado di compiere. Non c'è artista, per quanto ricco di talento possa essere, in grado di riprodurre neppure un'ala di una farfalla o il petalo di un fiore nella loro interezza. Il corpo umano è "qualcosa" di ancora più complesso: bisognerebbe essere nello stesso tempo degli ingegneri geniali, degli scultori eccezionali, dei pittori abilissimi e ancora non basterebbe. Perché la sacralità racchiusa nel corpo umano è una prerogativa che solo Madre Natura riesce ad infondere. La prima struttura che si forma nell'embrione è la colonna vertebrale e poi tutto parte da lì: questo è il motivo per cui la colonna vertebrale è di estrema importanza: se si riuscisse a far nascere tutti i movimenti quotidiani proprio dalla colonna vertebrale, ogni azione si compirebbe in modo corretto, ma purtroppo non è sempre così facile. I quadrupedi allungano la loro colonna vertebrale ad ogni singolo passo; evidentemente su due "sole" gambe la questione è più complessa. La colonna vertebrale dei neonati è estremamente flessibile e leggera e rimane così per molto tempo. Negli adulti invece è piuttosto rigida e pesante, ecco perché è così importante "risvegliarla" e rieducarla. La colonna vertebrale è in grado di "crescere" in entrambe le direzioni proprio come una pianta. Alla fine della giornata la maggior parte delle persone sono più "basse" rispetto al mattino e questo è dovuto alla compressione delle cartilagini durante il giorno. È stato anche scritto che: "... tutte le cartilagini così come i dischi intervertebrali, si imbibiscono d'acqua durante il riposo in posizione orizzontale..." (1). (1) O.J. Ressel, "Disc Regeneration: Reversibility is possible in Spinal Osteoarthritis" International Review of Chiropractikal, March/April 1989L'assenza di compressione delle cartilagini può essere esercitata anche durante il giorno attraverso delle estensioni della colonna che decomprimono le vertebre: da qui l'importanza del movimento. Quando ci si sveglia al mattino viene spontaneo stirarsi perché la colonna vertebrale vuole allungarsi ancora di più dopo essersi riposata durante la notte e tutti i nervi sentono la necessità di distendersi mentre si svegliano. I nervi infatti ricevono estremo beneficio dall'allungamento della colonna, per contro le vertebre compresse "pizzicano" i nervi che passano attraverso la corrispondente cavità vertebrale, creando così dolore e spasmi muscolari. È quindi necessario ricreare lo spazio corretto tra le vertebre affinché i nervi si possano rilassare e la salute ristabilire. In che modo si può fare questo? Sicuramente con del corretto esercizio fisico come lo Yoga, oppure anche attraverso tecniche di lavoro sul corpo come lo Shiatsu , che agisce sul sistema energetico dell'essere umano, oppure ancora con la Terapia Craniosacrale che agisce direttamente sul sistema nervoso. Ma perché così spesso la colonna vertebrale viene ignorata e trascurata? La risposta potrà sembrare banale, ma in realtà uno dei motivi principali è perché si trova nella parte posteriore del corpo, cioè "dietro" e non la vediamo. Noi abitualmente viviamo nella parte "frontale" del nostro corpo e di conseguenza quella è la zona più sviluppata, dove la maggior parte dei nostri organi di senso sono situati: gli occhi, il naso, la bocca, le mani. Ciò che dobbiamo fare è portare l'attenzione nella parte posteriore del nostro corpo, ridarle considerazione. Occhi È molto utile fare un esercizio di visualizzazione, immaginare cioè di poter vedere anche dietro di noi, visualizzando dei canali che dalla parte posteriore degli occhi si estendono fino alla parte posteriore del cranio. Questo semplice esercizio è un'ottima forma di meditazione e inoltre permette agli occhi di riposare. Cervelletto Quando si riesce a rilassare il cervelletto è estremamente chiara la sensazione in cui si sente quest'organo estendersi da un orecchio all'altro, dispiegarsi, come una foglia, dietro al cervello.Collo Riuscendo ad allineare il collo con il resto della colonna vertebrale, seguendo la forma delle spalle e mantenendo il capo ed il mento in posizione corretta, una nuova sensazione di allungamento pervaderà la schiena in tutta la sua lunghezza. Polmoni Una corretta respirazione, calma e profonda farà rinascere questi organi che abitualmente lavorano in modo "parziale": infatti i polmoni spesso lavorano solo nella parte superiore ed il respiro non raggiunge mai la zona più bassa. AncheIl bacino è la base della schiena: è molto importante che questa zona sia attiva ed efficiente. Un ottimo esercizio di visualizzazione per attivare le anche consiste nell'immaginare di avere due pesanti sacchi di patate appesi al bacino; dalla vita in su invece il movimento è nella direzione opposta: tutto il tronco svetta verso l'alto. Liberando così l'articolazione del bacino tutta la schiena si allunga e si decomprime.Ginocchia La parte posteriore delle ginocchia è una delle parti più trascurate del corpo: abbiamo sempre le gambe piegate durante il giorno (in auto, alla scrivania, ma anche quando camminiamo o corriamo) e la parte posteriore delle ginocchia "non vede" quasi mai il sole. Fare piegamenti in avanti in modo da aprire e distendere i cavi poplitei è un eccellente esercizio di riequilibrio per il nostro organismo. La colonna vertebrale si estende dal cranio fino all'osso sacro, non è quindi difficile comprendere il collegamento tra la colonna vertebrale e il cervello. Avete mai provato a "rilassare" il cervello? La struttura del cervello è divisa in due parti, destra e sinistra; ciò che si può provare a fare è creare spazio tra i due emisferi: quando ciò accade essi si separano delicatamente, come se ad una finestra si scostassero le tende. In questo modo ci si renderà conto di quanta tensione è immagazzinata nel cervello. La forza di gravita rilassa il cervello, ma questo può accadere solo se si permette che l'attrazione della forza di gravita raggiunga la sommità del cranio. In questo modo anche tutti i nervi che si diramano dalla colonna vertebrale ne avranno beneficio. Il cervello è parte della mente, per questo è necessario "mantenere in ordine" il cervello, evitando "agglomerati" di pensieri che creano confusione. La mente ha la necessità di essere chiara ed aperta: sicuramente una mente aperta è una "mente intelligente". Nel momento in cui si riesce a fermare il flusso dei pensieri correlati al passato e quello delle proiezioni e delle fantasie correlate al futuro, in quell'attimo si esperimenta il concetto di "silenzio". Invitate il silenzio, dategli il benvenuto e lentamente il silenzio diventerà parte di voi, permettendo al vostro cervello di risposare e alla vostra mente di essere "leggera". È in quel silenzio che c'è lo spazio per le intuizioni e le scintille dalle quali sgorga la creatività. Molte sono le strade per raggiungere questo stato di quiete, per esempio nello Yoga si cerca proprio di unificare corpo e mente (yoga è un termine sanscrito che deriva dal termine "unire"), nello Shiatsu si cerca di riportare in equilibrio l'energia, creando un giusto bilanciamento tra attività mentale e attività fisica, nella Terapia Craniosacrale si vuole creare spazio all'interno del sistema dei fluidi che si ha tra il cranio e il sacro. Una colonna vertebrale leggera, un cervello leggero, una mente libera grazie proprio alla forza di gravita. Galileo, Newton, Einstein hanno tutti lavorato con passione su questo misterioso fenomeno della forza di gravita che si manifesta nel miracolo della nostra esistenza e che ha un ruolo determinante in tutto l'Universo. La forza di gravita ci mette in contatto con la colonna vertebrale, perché crea quella forza antagonista, quella forza opposta che permette l'allungamento verso l'alto. L'equilibrio tra queste due forze opposte crea lo stato di benessere e salute. Abbandonarsi alla forza di gravita significa far cessare nel nostro corpo tutte le resistenze, tutte le paure e ristabilire ordine ed equilibrio in modo che la Natura possa esprimersi secondo le sue Leggi: il ritmo del corpo viene ristabilito e tutti i movimenti saranno armoniosi come se tutti i muscoli rispondessero all'unisono ad una forza cieca che li aiuta ad una maggior estensione; si può avverare così il desiderio continuo di estensione del nostro corpo. Lasciamo che il nostro corpo venga attratto al centro della terra grazie alla forza di gravita presente sotto i nostri piedi, proprio come la terra viene attratta dal sole: lasciamo andare ogni tensione e sentiamoci parte del grande mistero della Natura, con leggerezza. Per aiutare questo processo pratichiamo alcuni semplici stiramenti al mattino prima di alzarci dal letto: le vertebre ci saranno riconoscenti per questo atto d'amore e potremo dire: "Mal di schiena, addio!" Mal di Schiena, Addio! Il nostro stato di salute deriva da un armonioso adattamento del nostro microcosmo al macrocosmo. Questo armonico adattamento consiste in uno stile di vita che si adegui al fluire dell'energia ed al susseguirsi dei cicli naturali. L'energia infatti ha un movimento circolare: il giorno e la notte, il susseguirsi delle stagioni e così via. E ancora la vita dell'uomo: la nascita che ini¬zia con una fase orizzontale che ricorda ancora la morte precedente, per poi lasciarsi trascinare da una fortissima spinta verso l'alto che si svilupperà sempre di più nei vari stadi dell'infanzia, dell'adolescenza, della giovinezza. Diminuirà poi nell'età matura per lasciar posto all'energia discendente che porterà alla vecchiaia e alla morte, fase orizzontale che prelude ad una successiva rinascita. Esiste un'evidente corrispondenza tra il ciclo del giorno e quello della vita: il mattino e l'infanzia sono caratterizzati dallo stesso tipo di energia ascendente. Il passaggio dalla posizione orizzontale del bambino alla posizione eretta lo possiamo paragonare al passaggio dalla posizione orizzontale sul letto dopo una notte di riposo, alla posizione verticale dell'adulto che inizia la propria giornata attiva. Il bambino impiega circa dieci/dodici mesi per compiere questo passaggio, quindi circa 1/100 della sua intera vita (se consideriamo che una persona sana può arrivare anche oltre ai cento anni di vita). Inizia con il sollevamento della testa e delle gambe, poi passa ad un movimento laterale. In sintesi attraversa tre diverse fasi di movimento che serviranno, fra l'altro, a sviluppare in modo armonico le curve fisiologiche della colonna vertebrale. Tornando al paragone della nascita con il risveglio mattutino, si deduce che ogni mattina si dovrebbero ripercorrere i passi del bambino prima di assumere la posizione eretta. Se il bambino impiega 1 /100 della sua vita, noi potremo impiegare 1/100 della nostra giornata, ovvero circa un quarto d'ora. Normalmente invece quando ci svegliamo non facciamo altro che mettere giù le gambe dal letto, infilarci le pantofole e passare bruscamente alla posizione verticale. Questo infligge alla vostra schiena un piccolo trauma: se lo moltiplicate per 365 giorni all'anno e per gli anni della vostra vita, capirete come spesso nasce il mal di schiena. Infatti, questa pessima abitudine è responsabile da sola del 90% del mal di schiena, oggi così diffuso da essere considerato "normale". Ecco quindi la "ricetta" per debellare il famigerato mal di schiena o meglio ancora per prevenirlo!


Ingredienti: una schiena
Tempo: 15 minuti c.ca Avvertenze: eseguire gli esercizi sul letto, PRIMA di alzarsi.
Difficoltà: nessuna

Ed ecco gli esercizi:
1° - Posizione supina: con le gambe piegate, intrecciate le dita delle mani dietro la nuca e sollevate la testa, espirando, fino a portare il mento al petto (utilizzate solo la forza delle braccia e rilassate completamente la testa)
2°- Posizione supina: piegate una gamba e con le mani portate il ginocchio al petto espirando. Ripetete con l'altro ginocchio e poi tutti e due insieme.
3°- Posizione sul fianco destro: appoggiarsi al gomito destro piegato, stendere il braccio sinistro verso l'alto e la gamba sinistra verso il basso in modo da allungare tutto il lato sinistro della schiena. Ripetere a destra.
4 - Posizione supina: gambe piegate, mani dietro la nuca, gomiti appoggiati a terra. Accavallate la gamba destra sulla sinistra e portate le gambe verso destra, senza forzare. Rimanete per almeno 30 secondi. Ripetete dall'altro lato.

sabato 26 dicembre 2009

Effetto crisi, 1 italiano su 5 rinuncia a cure

(Adnkronos Salute) - Gli effetti della crisi economica si fanno sentire anche sulla salute degli italiani. Quasi uno su 5 (il 18%), in un anno, ha rinunciato per motivi economici a una o più prestazioni sanitarie, soprattutto visite specialistiche e cure odontoiatriche, ma non solo. Con differenze notevoli tra i cittadini. Il dato, infatti, sale a circa il 21% tra i residenti nelle regioni del Centro, al 23,5% nel Sud, al 24,2% tra i 45-64enni, al 27,2% nelle grandi città, al 31% tra i meno istruiti. Sempre di più, inoltre, si preferisce ricorrere al servizio pubblico, anche con lunghe liste d'attesa. Sono alcune anticipazioni dei risultati del Monitor del Forum per la ricerca biomedica e del Censis - che ogni anno fotografa il rapporto degli italiani con la salute e il Servizio sanitario nazionale - e che verrà presentato nei prossimi mesi. Le cifre indicano, dunque, che si è accentuato il ricorso a una strategia del rinvio delle prestazioni sanitarie meno urgenti. Quasi il 21% degli intervistati ha anche ridotto l'acquisto di farmaci pagati di tasca propria: più del 23% dei 45-64enni, il 23,4% nel Mezzogiorno, il 28% dei residenti nelle grandi città, quasi il 29% dei meno istruiti. Oltre alle prestazioni sanitarie, quasi il 7% degli italiani ha dovuto fare a meno della badante, per sé o per un familiare, a causa della crisi. La percentuale sale al 7,7% al Sud e al 17,3% nelle città con 100-250 mila abitanti. Nell'ultimo anno il 35% degli italiani si è rivolto alle strutture sanitarie pubbliche, accettando liste di attesa più lunghe, per ottenere prestazioni (analisi, visite mediche, cure) che in altri tempi avrebbero acquistato direttamente da strutture private, pagando di tasca propria. La percentuale sale al 40% tra gli anziani, al 41% tra i residenti nelle regioni del Centro, ad oltre il 47% tra le persone senza titolo di studio o con la sola licenza elementare. Secondo il Censis si può prevedere che la domanda di prestazioni sanitarie pubbliche sia destinata ad aumentare anche nell'anno nuovo. "Rendere più efficiente la sanità pubblica, tagliando sprechi e sovrapposizioni, diventa quindi una priorità ineludibile per il 2010, perché ormai per molte Regioni è troppo alto il rischio di non riuscire più a finanziare la spesa per la sanità". E' c'è il rischio, denuncia il Censis, che l'affollamento delle strutture pubbliche determini, oltre che un ulteriore allungamento delle liste di attesa, un maggiore ricorso ai noti espedienti usati per accedere più velocemente alle prestazioni sanitarie, come le raccomandazioni e la corruzione. Già adesso quasi il 37% degli intervistati (oltre il 41% nelle regioni del Mezzogiorno) ritiene che sia aumentato negli ultimi tempi il ricorso alle 'conoscenze' per ottenere raccomandazioni e accelerare l'accesso alle strutture sanitarie pubbliche, e più del 25% pensa che sia aumentato il malcostume di fare regali alle 'persone giuste' per avere accesso a corsie preferenziali.

venerdì 25 dicembre 2009

mercoledì 23 dicembre 2009

SALUTE
23/12/2009
Ecco la classifica dei mestieri più malsani… e quelli più sani

Il lavoro svolto influirebbe sulle abitudini di vita e sulla salute
Un recente sondaggio a cura della compagnia assicuratrice sanitaria londinese Medicash, condotto su 3.000 lavoratori, ha permesso di stilare una classifica dei mestieri più a rischio salute o, per meglio dire, insalubri e quelli per contro più salutari. I risultati sono stati sorprendenti perfino per chi ha commissionato il sondaggio e in cima alla lista nera dei mestieri più malsani capeggiano i cuochi. Mentre in cima alla lista dei più sani ci sono i pubblicitari (forse perché stanno alla larga dai prodotti che pubblicizzano?). I primi sono stati beccati a fumare molto più di altri, a "concedersi" spuntini a base di snack e cibo spazzatura (sì, proprio i cuochi!), mentre i secondi erano sia più moderati nel fumare che nel bere e anche la dieta era più equilibrata. A ogni modo le sorprese non mancano, tenuto conto che al secondo posto dei lavori più malsani ci sono i contadini… anche qui, proprio loro che dovrebbero condurre una vita più "naturale". Ma per fugare ogni dubbio, ecco la classifica: I LAVORI PIÙ MALSANI (in ordine dal peggiore al migliore) - Chef - Agricoltore - Elettricista - Assicuratore - Muratore - costruttore - Bancario - Operatore di call center - Camionista - Ingegnere - Agente di viaggi I LAVORI PIÙ SANI (in ordine dal migliore al meno peggio) - Pubblicitario - Insegnante - Assistente alle risorse umane - Venditore - Avvocato - Segretario - Operaio - Ricercatore - Infermiere - Commesso (lm&sdp)Source: Medicash.org

lunedì 21 dicembre 2009

CHIRURGIA:RECORD UE PER MOLINETTE,2000 TRAPIANTI FEGATO

Duemila trapianti di fegato in 19 anni, un record europeo. E' il traguardo raggiunto dall'ospedale Molinette di Torino, a partire dal 10 ottobre 1990. L'ultimo intervento, il numero 2000, e' avvenuto ieri su una piccola bimba di 5 mesi di Brescia, affetta da atresia delle vie biliari

Torino – Ristrutturazioni ospedaliere

ASL TO1 - Grandi novità in vista per gli ospedali Martini e Oftalmico dell’Asl To1. I ministeri del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali hanno accolto la richiesta presentata dall’Asl To1 (tramite la Regione Piemonte) di finanziamento per i lavori di ristrutturazione, ampliamento e adeguamento alle norme di sicurezza più recenti dei due nosocomi torinesi di via Tofane e via Juvarra. Entro settembre 2010 dovranno (così come stabilisce la legge) essere aggiudicati gli appalti.
“Si tratta di opere imponenti – spiega il D.G. dell’Asl To1, Ferruccio Massa – perché verranno interessate dai lavori le intere strutture ospedaliere che raccolgono un importante bacino di utenza. Le cifre del finanziamento rispecchiano perfettamente la mole e l’importanza dei lavori: euro 17.275.384,74 per il Martini (di cui 16.411.357,27 euro stanziati dallo Stato e il restante dalla Regione) e per l’Oftalmico euro 5.624.215,63 (di cui 5.342.746,62 euro finanziati dallo Stato e il restante a quota Regionale)”. La ristrutturazione sarà globale, dagli impianti di aerazione a quelli di ventilazione, dalla rete degli scarichi a quella elettriche. Verranno eseguiti lavori di adeguamento nei reparti di degenza (sei piani per il Martini e tre per l’Oftalmico), in particolare ogni stanza sarà climatizzata e dotata di servizi igienici. Look completamente nuovo, quindi per Martini e Oftalmico, che saranno anche coinvolti dalla riorganizzazione dei percorsi clinico-assistenziali. Scopo comune ai due ospedali, oltre all’adeguamento complessivo alle norme di sicurezza di impianti datati, è la riconversione delle degenze ordinarie per rendere le due strutture pubbliche più agevoli e funzionali sia per i pazienti sia per i dipendenti.

sabato 19 dicembre 2009

Prevenzione oncologica: 4 milioni gli esami di screening effettuati in italia nel 2008 - In Piemonte individuati 750 carcinomi al seno e 800 lesioni al collo dell’utero
Sono stati circa 4 milioni gli esami di screening oncologici effettuati in Italia nel 2008 e quasi 8 milioni e mezzo gli italiani invitati a prendere parte a uno dei tre programmi di prevenzione previsti, quello mammografico, quello della cervice uterina e quello colonrettale. I tumori individuati sul territorio nazionale sono stati 11.500, dei quali 5500 alla mammella, 2700 al colon retto e 3300 alla cervice uterina. I numeri sono stati resi noti quest’oggi in occasione dell’ottavo convegno dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), realizzato in collaborazione con la Regione Piemonte e il Centro di Riferimento per l'Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO), presso il Centro Incontri a Torino.
In Piemonte i programmi di screening “Prevenzione Serena” hanno consentito di individuare, nel 2008, 750 carcinomi al seno, 800 lesioni preinvasive al collo dell’utero, 123 adenomi e 556 carcinomi avanzati al colon retto. Le donne invitate a sottoporsi alla mammografia sono state 204 mila, quelle invitate a fare il pap-test 396 mila e l’adesione è stata rispettivamente del 64% e del 44%. Per quanto riguarda il cancro al colon retto, hanno ricevuto l’invito a sottoporsi alla sigmoidoscopia flessibile 22.200 piemontesi (adesione del 29%) e al test del sangue occulto delle feci 48.654 persone (adesione del 33%).
Tra il 2003 e il 2008, in Italia, l’estensione teorica dello screening mammografico (che esprime il rapporto fra la popolazione che vive in un’area dove è attivo un programma di screening e l’insieme della popolazione italiana) è cresciuta dal 56,2% al 87%, pur permanendo uno squilibrio fra nord e centro da un lato e sud e isole dall’altro. Nel 2008, inoltre, l’estensione effettiva (cioè la percentuale di donne di età compresa fra i 50 e i 69 anni effettivamente invitate) è pari al 69% (88% al nord, 77% al centro e 38 % al sud).
Per quanto riguarda lo screening della cervice uterina, nel 2008 il 75% del territorio nazionale è coperto da programmi organizzati. La differenza fra nord, centro e Italia meridionale e insulare è in questo caso meno marcata. Infatti, nel 2008 si passa dal 68% circa del nord al 86% del centro al 77% del sud. Il 63% delle donne residenti nella fascia di età 25-64 anni ha ricevuto effettivamente la lettera di invito (65% al centro, 76% al nord, 54% nel sud e nelle isole). Cinque anni fa la percentuale di copertura effettiva era solo il 43%.
I programmi di screening del carcinoma colonrettale italiani, anche se di più recente attivazione, rappresentano una delle realtà più importanti a livello internazionale. Mentre prima del 2004 praticamente non esistevano programmi organizzati di diagnosi precoce per questo tumore, nel 2008 risulta coperto dallo screening del carcinoma colonrettale (mediante ricerca del sangue occulto fecale, nella grande maggioranza di casi, o mediante rettosigmoidoscopia) circa il 51% del territorio nazionale. La copertura riguarda essenzialmente il nord (73%) e il centro (56%), mentre questo screening è meno diffuso al sud (16%), dove però è cresciuto rispetto all’anno precedente.
Nella grande maggioranza dei casi l’indagine si effettua mediante la ricerca del sangue occulto fecale e in Piemonte anche mediante rettosigmoidoscopia Le persone effettivamente invitate (donne e uomini fra i 50 e i 70 anni nella maggior parte delle Regioni, donne e uomini di 58-60 anni invitati alla rettosigmoidoscopia in alcuni programmi) sono il 36% della popolazione target, con una grande differenza fra nord (oltre il 60%) e centro (oltre il 30%) rispetto al sud (5%), dove questo tipo di prevenzione interessa ancora oggi una piccola minoranza delle persone che ne avrebbero diritto. L’ONS nasce nel 2001 con il nome di Osservatorio Nazionale per la Prevenzione dei Tumori Femminili, come rete dei centri di screening, grazie al supporto della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.
Nel 2005 l’ONS ha assunto la denominazione attuale, ampliando le sue competenze in funzione delle crescente attivazione dei programmi di screening colonrettale. Nel 2004 è stato individuato quale strumento tecnico a supporto sia delle Regioni per l’attuazione dei programmi di screening, sia del Ministero per la definizione delle modalità operative, monitoraggio e valutazione dei programmi.

mercoledì 16 dicembre 2009

Dopo l'entrata in vigore della Legge 13 novembre 2009, n. 172, il 13 dicembre, che istitutisce nuovamente il Ministero della Salute scorporandolo dal Ministero del Lavoro, della salute e delle Politiche sociali, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Silvio Berlusconi, il decreto di nomina del prof. Ferruccio Fazio a Ministro della Salute, nonchè il decreto relativo al senatore Maurizio Sacconi, Ministro in carica, che assume la denominazione di Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Subito dopo si è svolta al Palazzo del Quirinale la cerimonia di giuramento del nuovo Ministro della Salute, prof. Ferruccio Fazio. Erano presenti, in qualità di testimoni, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere di Stato Donato Marra, e il Consigliere Militare del Presidente della Repubblica, Generale Rolando Mosca Moschini.Era presente il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, dott. Gianni Letta.
ministerosalute.it - 15 dicembre 2009

lunedì 14 dicembre 2009

IV COMMISSIONE

SEDUTA N. 90 DEL 27 NOVEMBRE 2009 - SALA DEI MORANDO

ARGOMENTI TRATTATI


Varie ed eventuali: espressione parere preventivo in ordine alla proposta di Atto deliberativo della Giunta regionale all’oggetto: “ Trasferimento di risorse finanziarie dei Ministri – Ufficio Nazionale per il Servizio Civile per il finanziamento di progetti di Servizio Civile nella Regione Piemonte”.



L’Assessore al welfare illustra la proposta di Atto deliberativo, precisando che la Giunta regionale con tale provvedimento intende approvare per l’anno 2009 i seguenti criteri di assegnazione dei fondi di cui all’articolo 3 della legge regionale n. 22 del 6 agosto 2009:
- utilizzazione dell’intera somma, pari a euro 500.000 disponibili sul cap. n. 144230/2009, prevedendone il trasferimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, al fine di sostenere l’avvio di ulteriori progetti presentati dagli enti accreditati all’albo nazionale che, pur valutati positivamente, non hanno trovato copertura finanziaria con fondi statali;
- ripartizione dei fondi tra i progetti di servizio civile inseriti nelle graduatorie provinciali previste dalla DGR n. 34-9253 del 21 luglio 2008 secondo l’ordine di priorità ed i criteri stabiliti con stessa DGR e fino ad esaurimento delle risorse disponibili;
- liquidazione del 75% della somma predetta, pari a euro 375.000,00, quale anticipo per consentire l’avvio dei progetti di servizio civile aventi diritto, provvedendo al successivo saldo al termine dei progetti, sulla base di un consuntivo relativo ai costi effettivamente sostenuti predisposto dall’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, gestore del Fondo Nazionale.

Si passa ad esprimere il parere preventivo sul provvedimento.
Il voto registra l’esito seguente.
favorevoli: PD- FORZA ITALIA-POPOLO DELLA LIBERTA’ – RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA – LEGA NORD. PIEM-PADANIA – SINISTRA DEMOCRATICA PER IL SOCIALISMO EUROPEO – L’AMBIENTA-LISTA-W.W.F.F.-VERDI-VERDI – MODER. PER IL PIEMONTE RIFORMISTI – SOCIALISTI E LIBERALI – SOCIALISTI DEM. ITALIANI – INSIEME PER BRESSO;
contrari://;
astenuti://;
non partecipano al voto://.

Quindi la Commissione esprime parere preventivo favorevole all’unanimità dei Consiglieri presenti circa la proposta di Atto deliberativo della Giunta regionale all’oggetto: “ Trasferimento di risorse finanziarie alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio Nazionale per il Servizio Civile per il finanziamento di progetti di Servizio Civile nelle Regione Piemonte”.


Proseguimento esame proposte di legge:
n. 394 all’oggetto: “Interventi per la qualificazione e il sostegno dell’attività di assistenza familiare”
Presentata dal Consigliere regionale BOETI (primo firmatario) ed altri;
n. 564 all’oggetto: “Norme per la valorizzazione del profilo professionale e formativo dell’assistente familiare”
Presentata dai Consiglieri regionali BURZI e COTTO (primi firmatari) ed altri;
n. 574 all’oggetto: “Interventi per il sostegno e la qualificazione dell’attività domiciliare svolta dagli assistenti familiari”
Presentata dal Consigliere regionale CLEMENT (primo firmatario) ed altri;
n. 575 all’oggetto: “Servizi domiciliari per le persone non autosufficienti”
Presentata dal Consigliere regionale LEPRI (primo firmatario) ed altri;
n. 601 all’oggetto: “Interventi a favore della figura dell’assistente familiare ed a sostegno degli anziani ultrasettantenni e delle famiglie con anziani a carico”
Presentata dal Consigliere regionale VIGNALE (primo firmatario) ed altri.

Si riprende l’esame dell’articolo 6 (Formazione) del testo unificato delle proposte di cui, nella precedente seduta, sono state formulate due versioni sottoposte al vaglio tecnico degli Uffici dell’Assessorato al welfare e dell’Assessorato alla Formazione professionale.
Quindi gli Uffici competenti degli Assessorati sopra citati, tenuto conto di quanto emerso dal dibattito in Commissione e di quanto già normato a livello nazionale e regionale sulla materia, propongono ai Commissari la riscrittura dell’articolo 6 sulla base della prima versione del testo ed inoltre suggeriscono l’inserimento di un nuovo articolo che meglio specifichi il rapporto tra domanda ed offerta di lavoro.
I Commissari, valutate le proposte avanzate, decidono di riscrivere i due articoli come sotto riportati:
Art. 6 (Formazione)
La Regione, ai sensi della legge regionale 13 aprile 1995, n. 63 (Disciplina delle attività di formazione e orientamento professionale), promuove o sostiene con contributi, nel rispetto delle competenze istituzionali delle Province, corsi di formazione di assistenza familiare, preferibilmente gratuiti o semigratuiti, al termine dei quali è previsto il rilascio di attestato. Tali corsi sono realizzati da soggetti pubblici o privati accreditati.
La Giunta regionale, nell’ambito del sistema della formazione professionale, acquisito il parere della Commissione consiliare competente, stabilisce criteri e modalità di accesso ai contributi di cui al comma 1, individua la tipologia di certificazione dei corsi di formazione, le aree disciplinari essenziali dei corsi, la loro durata minima, nonché i requisiti e le modalità di accesso ai corsi.
I soggetti che intendono accedere ai corsi di formazione devono:
a) essere maggiorenni;
b) nel caso di cittadino extracomunitario essere in possesso di regolare permesso di soggiorno;
c) avere sufficiente conoscenza della lingua italiana;
d) non avere conseguito condanne penali passate in giudicato e non avere carichi pendenti.

Art. 7 (Incontro domanda-offerta)
Le Province, ai fini di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, rendono disponibili, attraverso i Centri per l’impiego e il coinvolgimento degli Enti gestori dei servizi socio-assistenziali, dei soggetti del terzo settore e delle organizzazioni pubbliche e private operanti in tale ambito, gli elenchi delle persone disponibili all’assistenza familiare, con indicazione specifica di coloro che sono in possesso dell’attestato di cui all’articolo 6, comma 1.
La Giunta regionale, con proprio provvedimento, definisce le modalità di tenuta e aggiornamento dell’elenco, le modalità di pubblicizzazione dello stesso, l’articolazione e la denominazione delle prestazioni offerte nonché i relativi criteri tariffari.
L’articolo 6 è approvato a maggioranza dei Consiglieri presenti; l’articolo 7 è approvato all’unanimità dei Consiglieri presenti.

Il Presidente dà lettura dell’articolo 7, diventato 8, (Iniziative di comunicazione e di informazione rivolte agli utenti) del testo unificato delle proposte di legge.
Segue dibattito in conclusione del quale la Commissione riformula l’articolo come di seguito riportato:
Art. 8 (Iniziative di comunicazione e di informazione rivolte agli utenti)
La Regione promuove iniziative di comunicazione e di informazione rivolte agli utenti che utilizzano i servizi previsti dalla legge.
La Giunta regionale, con proprio provvedimento, definisce modalità e contenuti delle iniziative di cui al comma 1.
L’articolo 8 è approvato all’unanimità dei Consiglieri presenti.

Il Presidente dà lettura dell’articolo 8, diventato 9, (Criteri di compartecipazione al costo da parte dei cittadini) del testo unificato delle proposte di legge.
Segue dibattito in conclusione del quale la Commissione riformula l’articolo come di seguito riportato:
Art. 9 (Criteri di compartecipazione al costo da parte dei cittadini)
La quota sanitaria è a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
La quota assistenziale è definita in conformità con le normative nazionali e con gli accordi applicativi dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) siglati a livello regionale. La Giunta regionale delibera i criteri di compartecipazione alla quota assistenziale da parte dei cittadini sulla base dei seguenti principi:
a) considerazione del reddito e del patrimonio del solo beneficiario;
b) definizione, a tutela di un reddito minimo, di franchigie nella compartecipazione alla spesa del beneficiario.
L’articolo 9 è approvato a maggioranza dei Consiglieri presenti.

A questo punto la Commissione decide di aggiungere il seguente articolo 10:
Art. 10 (Garante personale)
Fatta salva la normativa in merito alla nomina dell’amministratore di sostegno, l’Ente gestore dei servizi socio-assistenziali e l’Azienda sanitaria possono, con il consenso del cittadino o del suo amministratore di sostegno, nominare un Garante personale, con il compito di rappresentare il cittadino nel rapporto con i servizi sanitari e sociali e nella definizione e nell’attuazione del P.A.I..
La Giunta regionale delibera la procedura per la nomina e la revoca del Garante personale.
L’articolo 10 è approvato a maggioranza dei Consiglieri presenti.

Infine i Commissari delegano gli Uffici della Commissione e degli Assessorati competenti alla redazione degli articoli 11 (Clausola valutativa) e 12 (Norma finanziaria).


Risposta della Giunta regionale all’Interrogazione n. 2717 all’oggetto: “Applicazione dell’ articolo 40 del D.lgs 81/2008”.
Presentata dalla Consigliera regionale Mariangela COTTO.


La Consigliera Interrogante:
- tenuto conto che l’articolo 40 del D.lgs 81/2008 recita: “1. Entro il primo trimestre dell’anno successivo all’anno di riferimento il medico competente trasmette, esclusivamente per via telematica, ai servizi competenti per territorio le informazioni, elaborate evidenziando le differenze di genere, relative ai dati aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori, sottoposti a sorveglianza sanitaria secondo il modello in allegato 3B.”;
- considerate le conseguenti criticità legate all’applicazione del dettato del suindicato articolo;

interroga la Presidente della Giunta regionale e l’Assessore competente ai fini di conoscere:
- se, al fine della corretta applicazione della nuova normativa, non si ritiene opportuno, attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali di categoria, individuare una procedura tempestiva e semplificata per rendere l’adozione di quanto normato il più agevole possibile.

L’Assessore alla Tutela della salute e sanità fornisce risposta scritta con l’assenso dell’Interrogante.

venerdì 11 dicembre 2009

Convegno Programma STALKING: OGGI PUOI DIFENDERTI

Lunedì 14 dicembre 2009 Ore 18.00 Sala Fermi - Jolly Hotel Ambasciatori Torino -
Corso Vittorio Emanuele II 104


Ore 18.00 Cocktail di benvenuto e accoglienza partecipanti
Ore 18.30 Inizio interventi:
Elena Maccanti, Deputato Lega Nord “Stalking, una legge di civiltà”
Danila Leonarduzzi,Responsabile nucleo di prossimità
Gianfranco Todesco, Responsabile nucleo investigazioni scientifiche Corpo Polizia Municipale di Torino “Gruppo antistalking potenzialità operative”
Daniela Acquadro Maran, Ricercatrice Facoltà di Psicologia, Università degli Studi di Torino “Il fenomeno stalking: gli aspetti psicologici” con la collaborazione di Valentina Pristerà (dottoressa in psicologia),
Antonella Varetto (psicologa clinica, Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista, Torino) e Massimo Zedda (psicologo, dottore in scienze biologiche)
Silvano Bosso, Comandante Polizia Municipale del Comune di None (TO) “Lo sportello anti-stalking: aiutaci ad aiutarti”
Michela Carossa, Counsellor Sistemico “Una rete di sostegno esiste. Ti aiutiamo a conoscerla” Fabrizio Florian, Curatore del volume “Stalking. Quando la passione diventa ossessione”.

Modera: Giulia Gioda, giornalista
Ore 20.00 Conclusione del convegno
La Relazione sullo Stato Sanitario del Paese è una pubblicazione importante perché il Ministero dà conto delle scelte attuate nella sanità pubblica italiana. La Relazione è la sintesi di un processo di cambiamento radicale operato nel nostro Paese che va nel senso di considerare la persona al centro del sistema salute, promuovendo la presa in carico e la continuità assistenziale. Proprio partendo dai territori si vogliono migliorare e favorire i servizi offerti e razionalizzare la rete ospedaliera e la rete di sanità pubblica collettiva. Il primo elemento di contesto tenuto presente nella programmazione sanitaria nazionale e che emerge nella Relazione, è la forte accelerazione delle iniziative in materia di prevenzione. Infatti, oggi, si ritiene essenziale puntare sulla modifica degli stili di vita, lotta al tabagismo e all’alcolismo. In particolare l’Italia, come altri paesi Europei, adotta strategie per migliorare la relazione tra ambiente e salute, perseguendo obiettivi di miglior tutela della salute fisica e mentale, particolarmente per gli adolescenti ed i giovani. Sempre per perseguire tali scopi si sono improntate politiche di miglioramento della nutrizione e della sicurezza alimentare delle popolazioni, con particolare riferimento all’infanzia, potenziando la formazione e l’adeguamento delle risorse umane per realizzare validi “programmi di salute”. Nell’ambito della prevenzione, si è voluto qualificare ulteriormente la materia di sanità pubblica veterinaria e di sicurezza degli alimenti, coerentemente con gli obiettivi definiti a livello internazionale, nel contrasto alla diffusione di malattie infettive. Si aggiunga che la lettura dei dati e delle valutazioni contenute in questa Relazione va rapportata a un’analisi del contesto in cui si trovano oggi ad operare il Servizio Sanitario Nazionale e quello Regionale. Nuovo elemento caratterizzante che si evince dalla Relazione è la sempre maggiore attenzione dovuta al federalismo, al finanziamento e spesa dell’intervento pubblico in sanità legata alla responsabilità di produzione ed erogazione dei servizi sanitari. Tale attenzione vuole creare un rapporto alto di equilibrio in modo che il sacrificio dei cittadini, dovuto al prelievo contributivo che va a garantire l’offerta del sistema sanitario nazionale e regionale, sia compensato da un’assistenza sanitaria qualitativamente appropriata. Sul piano degli assetti istituzionali, il nuovo impianto Costituzionale trova oggi nella Legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, l’applicazione piena dei principi di federalismo, con ampi spazi alle amministrazioni locali di autodeterminarsi, per rispondere nella maniera più appropriata alla domanda della loro popolazione di riferimento. Governo e Regioni hanno ritenuto necessario individuare un livello di fabbisogno predefinito al cui finanziamento concorre lo Stato nel rispetto della piena erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e compatibile con le risorse finanziarie pubbliche rese disponibili, nel rispetto degli impegni assunti dallo Stato a livello europeo in materia di finanza pubblica.Ciò comporta un’adeguata definizione dei costi standard e presuppone che nelle singole Regioni siano stati implementati sistemi di controllo e di contabilità analitica e colmata ogni eventuale carenza di dati sui flussi di produzione e dei sistemi gestionali. In tale contesto, fondato su un pluralismo istituzionale e sociale di corresponsabilità, sono consolidate le misure che sostengono l’equità del sistema e l’affiancamento delle Regioni caratterizzate da cospicui disavanzi e cattiva qualità dell’assistenza, attraverso un monitoraggio dell’assistenza resa, dei livelli di spesa nel rispetto di una corretta erogazione dei livelli di assistenza, anche ottimizzando l’apporto del privato che si inserisce nel sistema pubblico con l’accreditamento. Il monitoraggio e la verifica dei livelli di assistenza da parte dello Stato è inoltre finalizzato a ridurre anche i divari assistenziali tra le diverse Regioni. È cresciuto altresì l’impegno rivolto allo sviluppo di indicatori per la valutazione del funzionamento e la valutazione della qualità dell’assistenza sanitaria, in modo da fornire ai responsabili politici e agli amministratori, elementi che portano al miglioramento dei sistemi sanitari. Da parte governativa, ciò che emerge da questa Relazione, contiamo possa favorire un’azione nei confronti dei vari sistemi regionali tesa ad incoraggiare le buone pratiche e scoraggiare le cattive pratiche su tutto il territorio nazionale sulle tre questioni fondamentali: il mantenimento dei LEA in condizioni di appropriatezza, uniformità e continuità, l’uso efficiente dei fattori di produzione dei servizi sanitari, nonché l’efficacia e la qualità nella realizzazione dei percorsi di prevenzione, di cura e di riabilitazione. Riguardo infine i temi della riabilitazione e del contrasto alla non autosufficienza, cresce l’attenzione e l’impegno nel valutare i bisogni riferiti alle singole patologie considerate anche rispetto all’appropriatezza e continuità della prestazione riabilitativa, tenendo conto della congruenza della spesa sanitaria rispetto ai servizi offerti tra ospedale e territorio.
On. Francesca Martini Sottosegretario di Stato al Lavoro, alla Salute e alle Politiche Sociali

mercoledì 9 dicembre 2009

Intesa finalmente raggiuntasul Patto per la Salute 2010-2012

“Una grande soddisfazione per il risultato raggiunto, frutto dell’impegno costante delle Regioni che hanno da subito scelto la via della responsabilizzazione e della sostenibilità per il governo della spesa sanitaria”, così il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani ha commentato l’intesa raggiunta nella Conferenza Stato-Regioni per il Patto per la Salute 2010-2012 e il recepimento di tutte le questioni di natura finanziaria contenute in tale Patto e inserite nell’emendamento al disegno di legge finanziaria 2010 presentato dal Governo. Fondo sanitario nazionale “Sono stati confermati - ha spiegato Errani - i livelli finanziari, condivisi con la sigla dei principi per il Patto per la Salute del 23 ottobre scorso: 106.164 milioni di Euro per il 2010, 108.603 per il 2011 e 111.544 milioni di Euro per il 2012. Ha prevalso quindi la linea della ragionevolezza e della sostenibilità finanziaria. Non poteva essere diversamente rispetto alla esigenza di garantire i livelli essenziali di assistenza in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Se si considerano le proposte finanziarie inizialmente previste per gli anni 2010 e 2011, con incrementi vicini allo zero, si comprende l’importanza dei passi in avanti compiuti”.Altri fondi “Ma ci sono anche altri punti - ha proseguito Errani - su cui vale la pena soffermarsi. Penso, ad esempio all’impegno per un nuovo patto su riorganizzazione ospedaliera e farmaceutica, al Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, che torna ad essere rifinanziato con una integrazione di 150 milioni di Euro per il 2010. Di particolare rilevanza è il finanziamento di 400 milioni per il 2010 del Fondo per la non autosufficienza”. ·Sviluppo “Sempre sul piano finanziario le Regioni – ha aggiunto il presidente della Conferenza – hanno ottenuto che si torni a ragionare in termini di sviluppo per la sanità. E’ previsto un incremento che porta da 23 a 24 i miliardi disponibili per l’ex articolo 20 (legge 67/88) (investimenti) e sono stati incrementati di 200 milioni per il 2011 e di 1.800 milioni per il 2012 i fondi per l’edilizia sanitaria. Riparto “Adesso – ha infine ricordato Errani – ci attende un altro appuntamento importante, quello relativo al riparto del Fondo 2010, ma sono certo che anche in questo caso saprà prevalere il senso di responsabilità, unitarietà e solidarietà che ha fino ad oggi contraddistinto l’azione delle Regioni”.Rapporti con il Governo“Per quanto riguarda infine le relazioni con il Governo – ha concluso Errani – seguiremo con attenzione il dibattito in Parlamento relativo alla Finanziaria e attendiamo che arrivi quanto prima in Conferenza Stato-Regioni il Dpcm sui nuovi Lea, così come attendiamo lo sblocco da parte del Cipe dei Piani attuativi regionali legati alla quota regionale del Fondo per le Aree sottoutilizzate.

giovedì 3 dicembre 2009

IV COMMISSIONE

SEDUTA N. 89 DEL 20 NOVEMBRE 2009 - SALA DEI MORANDO

ARGOMENTI TRATTATI


Espressione parere preventivo su proposta di Atto Deliberativo della Giunta regionale all’oggetto: “Programma per la gestione dei rischi sanitari della Regione Piemonte 2008-2010. Definizione dei criteri e delle modalità di gestione del programma assicurativo per l’anno 2010”.

Presentata dalla Giunta regionale


L’Assessore alla Tutela alla salute e sanità illustra la proposta di Atto deliberativo della Giunta regionale.
Ricorda che la Regione Piemonte, ai sensi dell’articolo 21 della L.R. 9/2004 (Legge finanziaria 2004), promuove la predisposizione di strumenti idonei a migliorare l’efficienza e l’economicità nella gestione dei rischi di responsabilità civile delle Aziende Sanitarie Regionali (ASR).
Informa che la Giunta regionale con deliberazione n. 35-9620 del 15 settembre 2008 ha definito i criteri e le modalità di gestione del programma assicurativo 2008-2010, determinando la quota di spesa sanitaria di competenza di ogni singola ASR tenendo conto dei seguenti elementi:
a) sinistrosità media pregressa delle singole ASR definita sulla base delle statistiche dei sinistri delle Aziende nel triennio 2005-2007;
b) realtà dimensionale/strutturale delle singole ASR determinata sulla base del monte retribuzioni del personale;
c) percentuali di mobilità intra regionale di pazienti da e verso ogni ASR per prestazioni sanitarie.
Precisa che con la suddetta deliberazione si è anche definito un nuovo modello organizzativo che prevede la costituzione di un Comitato di gestione dei sinistri in ciascuna delle aree di coordinamento individuate come di seguito indicato:
1) area di coordinamento sovrazonale TO – Aziende Ospedaliere;
2) area di coordinamento sovrazonale TO – Aziende Sanitarie;
3) area di coordinamento sovrazonale AT, AL, CN;
4) area di coordinamento sovrazonale BI, NO, VC e VCO.
Sottolinea che il Comitato è un organismo privo di soggettività giuridica ma dotato di autonomia funzionale, amministrativa, di carattere consultivo che, nell’interesse e per conto della Regione Piemonte e in nome delle singole Aziende, esprime parere obbligatorio ma non vincolante sulle richieste risarcitorie afferenti i sinistri delle Aziende dell’area rientranti per valore nei limiti del Fondo messo a disposizione.
Rende noto che l’AOU S. Giovanni Battista di Torino ha avviato un’attività formativa rivolta ai componenti dei Comitati e che i corsi di formazione sono condotti da docenti esperti in materia di tecnica gestionale dei sinistri e sono finalizzati allo sviluppo delle conoscenze tecniche in detta materia.
Rende noto altresì che sono stati attivati incontri fra i Comitati ed il Loss Adjuster professionale in carica per l’anno 2009, preordinati all’organizzazione di percorsi di collaborazione e sinergia in vista della conduzione del processo gestionale sinistri.
Quindi esplicita che con la proposta di Atto deliberativo in oggetto si intende:
- avviare con decorrenza 1’ gennaio 2010, una prima fase di sperimentazione del modello organizzativo-gestionale dei sinistri , affidando ai Comitati di gestione dei sinistri di ogni area di coordinamento sovrazonale la responsabilità gestionale dei sinistri afferenti alle ASR della propria area il cui valore risulta compreso fra 1.500,00 euro e 30.000,00 euro. L’AOU S. Giovanni Battista di Torino provvederà alla esternalizzazione, previa espletamento di apposita gara del servizio di gestione diretta dei Comitati (sinistri di valore superiore a euro 30.000,00 e fino a euro 500.000,00 per sinistro) nonché dei connessi compiti di statistica sinistri in raccordo con i Comitati;
- riconoscere all’AOU S. Giovanni Battista di Torino, a copertura degli oneri connessi alla parziale esternalizzazione del servizio di gestione dei sinistri per l’anno 2010, una quota aggiuntiva nell’ambito del finanziamento annuale dell’esercizio 2010 su rendicontazione delle attività e dei costi sostenuti;
- demandare a successivo provvedimento della Giunta regionale la definizione degli ulteriori criteri e modalità di gestione del programma assicurativo per i rischi sanitari della Regione Piemonte.

Un Consigliere di maggioranza si dichiara perplesso circa le funzioni attribuite al Comitato, considerato che attualmente le cause per sinistri sono già regolate dalle ASL ed ASO tramite i legali di riferimento. Inoltre manifesta preoccupazione in ordine alla sufficiente preparazione professionale del personale interno alle ASL ed ASO chiamato a svolgere attività formativa ai componenti del Comitato.

Un Consigliere di maggioranza ritiene indispensabile che il Comitato nella sua attività non prescinda dal valutare, nei singoli casi , la fattispecie del rischio clinico.

L’Assessore alla Tutela della salute e sanità evidenzia l’utilità del Comitato ai fini di evitare quanto più possibile il ricorso a soggetti terzi nel derimere i sinistri che si verificano all’interno delle ASL ed ASO. Tuttavia ritiene ragionevole la preoccupazione di una insufficiente competenza formativa per preparare i componenti del Comitato e dichiara che per questo motivo si è deciso di avviare l’attività all’interno dell’AOU S. Giovanni Battista di Torino, evitando comunque di ricorrere a consulenze esterne.

Si passa ad esprimere il parere preventivo sulla proposta di Atto deliberativo in oggetto.
Il voto registra l’esito seguente:
favorevoli: PD – RIFONDAZIONE COMINISTA-SINISTRA EUROPEA – SINISTRA DEMOCRATICA PER IL SOCIALISMO EUROPEO – ECOLOGISTI UNITI A SINISTRA-SINISTRA EUROPEA – SOCIALISTI DEM. ITALIANI – INSIEME PER BRESSO;
contrari: //;
astenuti: L’AMBIENTA-LISTA-W.W.F.F.-VERDI-VERDI;
non partecipano al voto: FORZA ITALIA-POPOLO DELLA LIBERTA’.

Quindi la Commissione esprime parere preventivo favorevole a maggioranza dei Consiglieri presenti sulla proposta di Atto deliberativo della Giunta regionale all’oggetto: “Programma per la gestione dei rischi sanitari della Regione Piemonte 2008-2010. Definizione dei criteri e delle modalità di gestione del programma assicurativo per l’anno 2010”.


Proseguimento esame proposte di legge:
n. 394 all’oggetto: “Interventi per la qualificazione e il sostegno dell’attività di assistenza familiare”
Presentata dal Consigliere regionale BOETI (primo firmatario) ed altri;
n. 564 all’oggetto: “Norme per la valorizzazione del profilo professionale e formativo dell’assistente familiare”
Presentata dai Consiglieri regionali BURZI e COTTO (primi firmatari) ed altri;
n. 574 all’oggetto: “Interventi per il sostegno e la qualificazione dell’attività domiciliare svolta dagli assistenti familiari”
Presentata dal Consigliere regionale CLEMENT (primo firmatario) ed altri;
n. 575 all’oggetto: “Servizi domiciliari per le persone non autosufficienti”
Presentata dal Consigliere regionale LEPRI (primo firmatario) ed altri;
n. 601 all’oggetto: “Interventi a favore della figura dell’assistente familiare ed a sostegno degli anziani ultrasettantenni e delle famiglie con anziani a carico”
Presentata dal Consigliere regionale VIGNALE (primo firmatario) ed altri.

Riprende l’esame del testo unificato delle proposte di legge predisposto dagli Uffici della Commissione e precisamente dell’articolo 6 (Formazione).

Il Presidente dà lettura della nota tecnica riguardante l’articolo inviata dagli Uffici dell’Assessorato al welfare, proponendo di tenerne conto ai fini di una corretta ed appropriata stesura dello stesso.

Segue dibattito a conclusione del quale, considerati i suggerimenti e le osservazioni dei Consiglieri, scaturisce la formulazione di due versioni di testo di seguito riportate:
Art. 6 (Formazione)
La Regione, ai sensi della Legge regionale 13 aprile 1995, n. 63 (Disciplina delle attività di formazione e orientamento professionale), promuove o sostiene con contributi, attraverso le Province, corsi di formazione di assistenza familiare, preferibilmente gratuiti o semigratuiti, al termine dei quali è previsto il rilascio di attestato. Tali corsi sono attivati da soggetti pubblici o privati accreditati.
La Giunta regionale, acquisito il parere della Commissione consiliare competente, stabilisce criteri e modalità di accesso ai contributi di cui al comma 1, individua i sistemi di certificazione dei corsi di formazione, le aree disciplinari essenziali dei corsi, la loro durata minima, nonché i requisiti e le modalità di accesso.
Presso i Centri per l’impiego è disponibile (oppure: I Centri per l’impiego tengono e divulgano) l’elenco delle persone in possesso dell’attestato di cui al comma 1 operanti sul territorio di propria competenza.
La Giunta regionale, con proprio provvedimento, definisce le modalità di pubblicizzazione dello stesso, l’articolazione e la denominazione delle prestazioni offerte nonché i relativi criteri tariffari.

Oppure su suggerimento di un Consigliere di minoranza, lasciando inalterati i commi 1, 2, 3 e 4 sopra riferiti viene aggiunto il seguente comma 3:
3. I soggetti che intendono accedere ai corsi di formazione devono:
a) essere maggiorenni;
b) nel caso di cittadino extracomunitario essere in possesso di regolare permesso di soggiorno;
c) avere sufficiente conoscenza della lingua italiana;
d) non avere conseguito condanne penali passate in giudicato e non avere carichi pendenti.

Nella seconda versione l’articolo 6 è composto di commi 5.

L’articolo non è votato in attesa di essere sottoposto alla valutazione tecnica degli Uffici dell’Assessorato al welfare e dell’Assessorato alla Formazione professionale.

mercoledì 2 dicembre 2009

Cadute anziani, il dolore cronico le aumenta

Un gruppo di ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center, in uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the America Medical Association, ha rilevato che il dolore cronico contribuisce all’aumento del rischio cadute nelle perone con un’età superiore ai 70 anni. Suzanne Leveille, che ha coordinato il team scientifico, ha reso noto che i risultati hanno dimostrato che gli adulti più anziani (che hanno riportato dolore cronico muscolo-scheletrico in due o più posizioni, soprattutto nelle articolazioni delle braccia e delle gambe), così come gli individui che hanno riportato dolore più grave o dolore che interferiva con le attività quotidiane, avevano maggiori possibilità di cadere rispetto ad altri individui. I ricercatori hanno analizzato i dati riguardanti 749 adulti, di età superiore a 70 anni, raccolti tra settembre del 2005 e gennaio 2008: i soggetti sono stati intervistati sulla loro salute ed hanno risposto a una serie di domande su eventuali dolori riscontrati.All’inizio dello studio, il 40% dei partecipanti ha dichiarato di aver sofferto di dolore cronico in più parti, mentre il 24% ha riportato dolore cronico in un’unica parte. Durante i 18 mesi di studio, i 749 partecipanti hanno riferito un totale di 1.029 cadute, con oltre la metà dei partecipanti che ne ha subito almeno una durante questo periodo. Dall’analisi dei dati è emerso che i partecipanti che soffrono di dolore cronico a due o più articolazioni avevano un rischio del 50% maggiore di cadere.