domenica 21 febbraio 2010

Asili nido: le famiglie spendono in media 3mila euro l'anno per le rette

La mappa dei costi, da Nord a Sud, nel dossier di Cittadinanzattiva che svela:"La regione meno cara, la Calabria, la più costosa la Lombardia". L'Italia al di sotto della media Ue nei servizi per l'infanzia, con una copertura di appena il 6%.

Fonte: www.scuolailfolletto.it
Crescere un figlio costa. Fin dalla prima infanzia: per mandare i piccoli al nido gli italiani pagano circa 3mila euro l'anno, in media 297 euro al mese. E la spesa, più si sale lungo lo Stivale, più cresce: se infatti in Calabria, la regione più economica, il nido costa alle famiglie solo 120 euro, in Lombardia si tocca quota 402. Insomma, regione che vai, retta che paghi.
È la geografia a incidere molto sulla cifra: a Lecco, ad esempio, la spesa per la retta mensile é di 572 euro, più che tripla rispetto a Cosenza (110) o Roma (146) e più che doppia rispetto a Milano (232). E ancora, in Liguria la retta più economica, registrata a Savona (279 mese per il tempo pieno) supera la più cara in Umbria (271 euro a Perugia, sempre per il tempo pieno).
Lo svela un dossier realizzato da Cittadinanzattiva, che è andata a fondo sui costi degli asili nido comunali in Italia, considerando una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44mila 200 euro e relativo Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) di 19mila. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali delle amministrazioni comunali. In una famiglia, si fa notare, la spesa media mensile per la retta del nido comunale ammonta al 10 per cento della spesa media mensile totale e, con riferimento a 10 mesi di frequenza a tempo pieno, la spesa ha un'incidenza del 6,5 per cento sul reddito lordo disponibile (e di circa l'8,5 per cento su quello netto).
Secondo dati Istat, rende noto l'associazione, la stessa famiglia sostiene in media una spesa mensile di 2mila 957 euro, così composta: 18,1 per cento in consumo alimentare; 6,7 per cento in vestiti; 28,6 per cento per l'abitazione; il 19 per cento in trasporti; il 5,7 per cento per il tempo libero ed il restante 21,9 per cento per altre spese (voce che comprende anche i servizi per la prima infanzia, le spese per l'istruzione, ecc). Ne emergere che dal 2006 ad oggi la situazione è rimasta invariata. Solo nel 2009 si è registrato un +1,4 per cento rispetto al 2007-08. In particolare, nel 2008-09, ben 34 città hanno ritoccato all'insù le rette di frequenza, e 7 capoluoghi hanno presentato incrementi a due cifre: Oristano (+51 per cento), Ragusa (+29 per cento), Catania (+20 per cento), Viterbo (+18 per cento), Trapani (+17 per cento), Salerno (+14 per cento), Pistoia (+11 per cento).
Rispetto a un anno fa, gli aumenti medi principali si registrano al Sud (+3,2 per cento) e al Centro (+2,7 per cento). Resta, come dato di fondo, l'enorme scarto esistente tra le esigenze delle famiglie e la reale possibilità di soddisfare tali esigenze. Anche il numero degli asili nido é cresciuto, anche se solo del 2,4 per cento, rispetto al 2006: in media il 25 per cento dei richiedenti rimane in lista d'attesa, contro il 23 per cento di un anno fa. La maglia nera in questo ambito va alla Campania, con il 42 per cento di bimbi in lista di attesa, seguita da Lazio (36) e Umbria (35). A spendere meno delle altre famiglie italiane sono quelle della Calabria, con 120 euro mensili, mentre la regione più costosa risulta la Lombardia (402 euro). Nella top ten delle città più care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno si confermano Lecco, Belluno, Bergamo, Mantova, Sondrio, Treviso, Cuneo, Pordenone e Vicenza, mentre Udine subentra a Varese. Nella graduatoria delle 10 città meno care, prevalgono le realtà del Centro-Sud.
In assoluto, il centro urbano più economico risulta Cosenza, seguita da Roma, Chieti e Reggio Calabria. La Lombardia, oltre al primato negativo dei costi, vanta anche il più elevato numero di nidi, con 627 strutture pubbliche e circa 25mila posti disponibili, seguita da Emilia Romagna (538 nidi e 23mila 300 posti) e Toscana (399 nidi e poco più di 14mila posti). Fanalino di coda il Molise, con soli sei asili per 272 posti disponibili. A livello nazionale se ne contano 3mila 184, un numero insufficiente, benché in crescita. Facendo un confronto tra i posti disponibili e la potenziale utenza, secondo Cittadinanzattiva, in media in Italia la copertura del servizio è del 5,8 per cento, con un massimo del 14,6 per cento in Emilia Romagna e un minimo dell'1 per cento in Calabria e Campania. Un dato, si fa notare, che conferma quanto l'Italia sia lontana dall'obiettivo comunitario che fissa al 33 per cento la copertura del servizio.
L'importanza di fornire adeguati servizi per l'infanzia è stata riconosciuta al livello Europeo, fa notare Cittadinanzattiva: "l'Agenda di Lisbona - è spiegato nell'indagine - ha definito alcuni obiettivi espliciti riguardo la loro fornitura. Confermando l'obiettivo della piena occupazione, il Consiglio d'Europa ha stabilito in quella sede la necessità, per tutti gli Stati membri, di rimuovere i disincentivi alla partecipazione femminile al mercato del lavoro e lo sforzo di fornire servizi perl'infanzia in misura tale da coprire, entro il 2010, almeno il 90 per cento dei bambini fra i 3 e i 6 anni, ed almeno il 33 per cento dei bambini sotto i 3 anni".
Obiettivi ribaditi dal Consiglio nelle linee guida per l'occupazione (2008-10). In realtà, la diffusione di tali servizi "differisce in modo notevole all"interno degli Stati membri - si precisa - ed in molti Paesi (tra i quali l'Italia) si è ancora molto lontani dalla meta fissata". Danimarca, Svezia e Irlanda si contraddistinguono per il più alto tasso di diffusione dei servizi per la prima infanzia, con una copertura percentuale del 40 per cento dei bambini in età inferiore ai tre anni, seguiti da Finlandia, Paesi Bassi e Francia (copertura del 30 per cento). Percentuali molto più basse si riscontrano in altri Paesi quali Germania (10 per cento), Italia (6), Repubblica Ceca (3) e Polonia (2).
LINK - Il dossier di CittadinanzAttiva sugli asili nido
Valentina Marsella
FONTE: NANNIMAGAZINE

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