martedì 5 gennaio 2010

4 mila I torinesi che hanno deciso di vaccinarsi per il virus A

MONICA PEROSINO

La richiesta è stata dieci volte inferiore a quella prevista mila Le dosi inutilizzate di vaccino ora stoccate nelle Asie al centro dell'Ospedale Oftalmico milioni Ledosi disponibili in Italia Per ora ne sono state utilizzate solo 35 mila ALLARME OMS INASCOLTATO POCHISSIMI TORINESI HANNO DECISO DI PROTEGGERSI Influenza A un flop il vaccino contro il virus Usato solo il dieci per cento delle scorte arrivate da Roma

Stoccate con cura, refrigerate, diligentemente catalogate. Le dosi del vaccino contro l'influenza A riposano in pace, all'Ospedale Oftalmico stracolmo di fialette. Delle 40 mila vaccinazioni disponibili ne sono state usa te solo 4 mila. Un flop. Nessuno se lo fa questo vaccino per l'A/HINl. Non ci pensano i giovani, e nemmeno gli anziani. Tra medici e infermieri ha detto sì solo il 15%. Pochissimi torinesi hanno deciso di proteggersi contro un'epidemia per la quale l'Organizzazione mondiale della sanità ha proclamato il massimo livello d'allerta. La stessa Oms ha suggerito - mentre il ministero sta pensando di lanciare una campagna per una seconda ondata di vaccinazioni che le scorte europee potrebbero essere destinate ai Paesi in via di sviluppo. Nonostante le previsioni la ta: ad oggi la nuova influenza sembra causare, soprattutto in persone sane, una malattia leggera, con sintomatologia simile a quella dell'influenza stagionale, e la maggior parte delle persone che ha contratto la nuova influenza è guarita senza la necessità di terapia farmacologica e di ricovero ospedaliere. Intanto le scorte sabaude languono al freddo delle celle refrigerate. «Il vero problema - spiega Vittorio Demicheli, epidemiologo, direttore dell'assessorato alla Tutela della salute e sanità del Piemonte - è che questo è stato, solo negli ultimi dieci anni, il terzo falso allarme, dopo quello per la Sars e per l'influenza aviaria. Non c'è da stupirsi che si siano vaccinate così poche persone. Le autorità sanitarie hanno indicato un pericolo che non c'è. Questa è un'epidemia lievissima». Nessuna sorpresa, dunque, per il flop della campagna: «II dramma è che si è aperto un grosso problema di credibilità - aggiunge Demicheli -, le persone perdono fiducia nelle massime autorità sanitarie quando lanciano pseudo-emergenze. C'è perfino chi ora dice che potrebbe arrivare una seconda ondata di contagio: a forza di gridare al lupo, finirà che se si lanciasse un vero allarme la gente non ci crederebbe più». In Piemonte sono state con segnate dal ministero 750 mila dosi di vaccino. Ne sono state usate 22 mila. E ora l'ipotesi potrebbe essere quella di una nuova campagna di vaccinazioni: «È un'idea, sbagliata, che deriva dall'accostamento di questa influenza alla spagnola del 1918. L'ipotesi - quindi solo la teoria - è che se un virus che muta continuamente fa una variante improvvisa potrebbe uccidere un sacco di persone. Ma la realtà è che non succederà mai. E comunque noi siamo pronti, la macchina organizzativa è al culmine dell'efficienza». Intanto, i vaccini stoccati e inutilizzati potrebbero essere usati il prossimo anno, per l'influenza stagionale. «Bisognava farlo per non mettere in ginocchio l'economia» 4 domande a G iulio Titta segretario Fimmg Cauto, ma favorevole. Il dottor Giulio Titta, segretario regionale dei medici di famiglia, non ha dubbi: il tanto vituperato e criticato vaccino AH1N1, andava fatto. Soprattutto per i casi a rischio. Cosa l'ha indotta a ritenere utile il vaccino comunemente noto come antiinfluenza suina? «Innanzitutto la ragione che credo fosse alla base della campagna promozionale del ministero alla Salute: una ragione economica. Nel senso che, poiché si ipotizzava un'epidemia assai diffusa, si temeva che troppe persone non potessero recar- T sul luogo y di lavoro, conse- j g f danni all'intera economia del Belpaese». a Di fatto, però, non è andata così. «È vero. Com'è altrettanto vero che dal ministero sono arrivate indicazioni contrastanti». In che senso? «In una prima fase ci hanno allertati in modo da vaccinare soltanto le persone d'età compresa tra i 2 e i 64 anni. Negli ultimi 20 giorni, però, poiché i vaccini sono rimasti sugli scaffali, è arrivato un sollecito a procedere anche con chi ha più di 64 anni. Non credo che quest'inversione di rotta ci abbia fatto fare una bella figura...». I suoi colleghi che si sono opposti al vaccino hanno addotto, tra le varie motivazioni, anche l'eccesso di effetti collaterali non ancora ben sperimentati. «Credo sia un'esagerazione. Le sostanze del vaccino non presentano pericoli per la salute. In ogni caso, ci tengo a ribadirlo, che l'ho suggerito solo per i pazienti a rischio. E comunque, a livello piemontese, ho chiesto e ottenuto che venisse praticato all'ufficio d'igiene». [G. LON.] «Sfavorevole da subito Troppi gli effetti collaterali ignoti» 4 domande a Luisa Taricco medico di base Sfavorevole. Senza alcuna esitazione. La dottoressa Luisa Taricco, medico di famiglia, non ha ne dubbi ne rimorsi. «Sin dal primo momento il vaccino AH1N1 non mi ha convinto, ne mi sono mai pentita della scelta». Quali sono le motivazioni del suo orientamento? «Sostanzialmente sono tré le valutazioni che mi hanno spinto a non vaccinarmi e a non consigliarlo ai pazienti. Prima di tutto la fascia d'età più a rischio, quella dei quarantenni. Per ragioni di lavoro sono i più esposti ma sono immunizzati perché hanno già incontrato virus simili. La sintomatologia, poi, è lieve e non giustifica gli effetti collaterali possibili legati ai ridottissimi tempi di spe rimentazione del vaccino». In effetti la maggior parte della persone non ha ceduto a suggestioni e ha snobbato il vaccino. IMMUNI 140ENNI «Avevano già incontrato altre influenze simili ed erano al riparo» «L'allarmismo della prima ora non è stato suffragato da pericoli reali e da dimensioni tali da spaventare la gente. Evidentemente quasi tutti si sono resi conto che era inutile o rischioso vaccinarsi». Tra i suoi pazienti quali so no state le giustificazioni più comuni per il rifiuto? «La gran quantità di liberatorie da firmare ha sicuramente fatto desistere molti. Perché ha confermato l'ipotetico rischio di effetti collaterali». Ma lei non ha avuto perplessità a causa della sua professione a stretto contatto con i malati? «No, e i fatti mi hanno dato ragione. Peraltro ho curato solo un paio di casi: si è trattato di bambini piccoli che in più non hanno manifestato sintomi gravi». [G. LON.]

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