sabato 16 gennaio 2010

Spara al medico"Non voglio essere curato"

Nove colpi alle gambe di uno psichiatra che era andato a casa sua per una visita

Di Diego Andrà, Roberta Martini

crescentino (vercelli)
«Gli ho sparato perché mi voleva far passare per matto». Poche parole secche. Antonio Maida ha 55 anni, un passato con la divisa da carabiniere e un presente da paziente in cura presso i servizi psichiatrici, affetto da paranoia e schizofrenia. Ieri, con una pistola procurata al mercato nero, ha esploso nove colpi contro lo psichiatra che lo stava curando da mesi. Ha mirato alle gambe, ma le ferite sono gravi. E adesso in caserma a Crescentino, dopo essersi consegnato agli ex colleghi, ripete: «Mettetemi in camera di sicurezza, ho fatto un casino». Il «casino», come lo definisce questo ex carabiniere di origini calabresi, da anni fuori dall’Arma dopo una condanna per omicidio, scoppia intorno alle 11,30. Nel grande cascinale dove poco più di due anni fa lo hanno accolto i parenti, che vivono nel Vercellese da una vita, arrivano Pietro Rasicci, 57 anni, psichiatra del Dipartimento di salute mentale di Chivasso, e l’infermiere professionale Roberto Pezzano, 45 anni. Prima, come sempre, gli telefonano. Antonio Maida sembra tranquillo. Rasicci e l’infermiere parlano con l’ex carabiniere; entrambi hanno una lunga esperienza. Ma qualcosa va storto. Quando arrivano Maida non accetta la cura. E quando si allontanano in cortile, per raggiungere la Panda di servizio, l’ex carabiniere li segue. Punta contro il medico una pistola che non dovrebbe avere e spara nove colpi in successione. Quasi tutti raggiungono Pietro Rasicci alle gambe. L’infermiere - a cui pare che l’ex carabiniere abbia detto «Tu fatti da parte» - è il primo a soccorrerlo. Ma mentre è chinato per fermare il sangue Maida punta ancora una volta la pistola: in canna è rimasto un colpo, non gli va che Pezzano aiuti il dottore. Poi cambia idea, rientra in casa e chiama il fratello Giuseppe: «Ho fatto un casino». Andranno insieme in caserma poco dopo, in auto, mentre Roberto Pezzano chiama i soccorsi. Un’ambulanza del 118 porta lo psichiatra all’ospedale di Chivasso, e poi al Mauriziano di Torino, dove viene operato: ha i due peroni fratturati, e anche la tibia destra. È spaventato ma lucido, riesce a rispondere alle domande dei colleghi e del capitano dei carabinieri di Vercelli, Matteo Orefice. In via Livorno e poi in caserma i militari di Crescentino cercano di ricostruire l’accaduto. Spunta anche la pistola: è un’imitazione della Beretta, di fabbricazione cecoslovacca, una calibro 9 Luger. Una versione civile del calibro da guerra, con la matricola illeggibile. Antonio Maida può essersela procurata solo al mercato nero, dicono gli inquirenti che pochi mesi fa hanno già sequestrato all’ex carabiniere una pistola scacciacani.Antonio Lanteri, il direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Asl di Chivasso e di Settimo Torinese, non riesce a spiegarsi l’accaduto: «Questo paziente - spiega - è stato segnalato in maggio al nostro servizio. Da allora abbiamo lavorato per una presa in carico del malato a domicilio perché le condizioni familiari lo consentivano. E da maggio a oggi abbiamo eseguito numerose visite domiciliari: nulla ha mai fatto presagire reazioni di questo tipo». Antonio Maida adesso resta in camera di sicurezza, nell’attesa di trovare una struttura psichiatrica adatta. L’accusa per lui è di tentato omicidio.

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