giovedì 7 gennaio 2010

«Lavatevi le mani e cambiatevi il camice»

Intervista GRAZIA LONGO TORINO

Marco Ranieri j La sua foto con le braccia m alto e un invito che non ammette repliche: «Lavatevi le mani e cambiatevi il camice». L'immagine è appesa su ciascuno dei 4 box della terapia intensiva del Dipartimento che guida all'ospedale Molinette di Torino. «Per contenere il rischio contagio, bisogna rispettare le regole igieniche più elementari», sottolinea il professor Marco Ranieri, direttore della Scuola di specializzazione del- "Con 3iù igiene L contagio si può evitare" l'Università di Torino, alle spalle un'esperienza di quattro anni alla McGill University di Montreal, in Canada. I due neonati morti a Foggia dormivano in culle vicine. Possibile sia bastato questo per favorire l'ipotetica infezione di setticemia? «Innanzitutto occorre partire dal presupposto incontrovertibile che i bambini nati prematuri e quindi sottoposti alla terapia intensiva, con tanto di intubazione, sono pazienti a rischio. In ogni caso. Ma è chiaro che le condizioni di igiene e di organizzazione interna al reparto incidono molto sul pericolo di contrarre un'infezione». Quali possono essere le cause principali del contagio? «Conosco la Neonatologia dell'ospedale di Foggia e so che funziona bene. Ma biso gna verificarne l'organizzazione, il management del personale. Il numero degli infermieri, per esempio, è fondamentale: se sono pochi per troppi pazienti, diventano loro malgrado veicolo di infezione». Come intervenire, dunque? «Essenziale un rapporto infermiere-bambino ridotto al minimo. Ci sono casi in cui un solo paziente può essere addirittura seguito da due infermieri, proprio per scongiurare al massimo eventuali infezioni. Grande attenzione va riservata anche agli strumenti utilizzati dai medici: possono trasferire un'infiammazione da un neonato all'altro. Il vero allarme a Foggia non è tanto l'infezione che, ripeto, in quelle condizioni è assai probabile tanto da essere ritenuta la prima complicanza, ma l'epide mia. Anche il banale fonendoscopio, per auscultare il malato, può agevolare la trasmissione di una patologia». In che modo un reparto di terapia intensiva può essere attrezzato per prevenire epidemie? «Il primo passo è la realizzazione di un protocollo interno delle norme igieniche e di gestione del personale medico e non. Preziosa, inoltre, è anche la strutturazione stessa del reparto. Gli americani, ad esempio, sono molto categorici e, per gli adulti, prevedono esclusivamente camere singole dotate di finestra e impianto tv». IBISCHI «11 pericolo arriva da strumenti e contatti bambini-interni ieri » L'esperto Marco Panieri è responsabile del reparto di terapia intensiva all'ospedale Molinette di Torino

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